Nei tribunali troneggia il motto spudoratamente falso «La legge è uguale per tutti», che viene ripetuto ed esibito solo per cercare di convincere gli ingenui a crederci. Il motto ha comunque una storia venerabile, visto che il principio di isonomia da esso enunciato fu uno dei cardini della democrazia ateniese. Lo introdusse Clistene verso il 500 prima della nostra era, dopo le tirannidi di Pisistrato e Ippia, intendendolo come «uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alle leggi dello Stato». E fu poi adottato dalla Rivoluzione Francese, come parte della triade «Libertà, Uguaglianza, Fraternità».
Due secoli dopo Clistene, il suo motto fu interpretato da Epicuro in un senso molto più generale, poi mutuato dal suo cantore Lucrezio nel De rerum natura: cioè, come «uguaglianza di tutte le cose di fronte alle leggi della Natura». Ma i loro erano discorsi astratti, e il primo a trovare un esempio concreto di isonomia in questo senso fu Newton con la scoperta della legge di gravitazione universale, dove l’aggettivo indica appunto che essa si applica a tutta la materia. Solo nei tribunali della Natura, e non certo in quelli degli uomini, è vero e dimostrata che la legge è uguale per tutti (Piergiorgio Odifreddi, Dizionario della stupidità).
Maurizio de Tilla
(Presidente A.N.A.I.)
(Avv. Thomas Coppola)